giovedì 25 gennaio 2018

(I) "Ortodossi" tra virgolette e comunismo camaleontico

Album dell'Unione Sovietica anni '70: 
Leonid Brehznev, il gerarca "ortodosso" Pimen e il rabbino Yaakov Fischman

In questa serie di articoli il nostro Fondatore spiega  
come il comunismo, per tattica, sceneggia una costante evoluzione, 
riproponendo gli stessi errori, ma sotto nuove vesti: 
rifondati ma "non atei", neo-socialisti ecc.
Ecco perché si è finto persino morto, 
e adesso ci riprova con i suoi attori..."convertiti" !

Un'analisi fatta con oculata retrospettiva, 
aiuterà a riconoscere il comunismo nell'attuale prospettiva: 
mentre Mosca favorisce i progressisti, profeti della Chiesa nuova,
quali altre mosse i veri cattolici dovranno scorgere d'ora in poi?



Sto studiando attentamente la Lettera Apostolica  “Octogesima Adveniens”, di Paolo VI.
Ebbene, il punto più importante del documento è quello che fa riferimento alla posizione dei cattolici di fronte al comunismo. E, riflettendo su questo argomento, mi sono domandato sino a che punto è opera del comunismo questa crisi atroce, misteriosa e profonda per cui passa la Chiesa; questa “procella tenebrarum” (San Giuda, 13) che Paolo VI qualificò tragicamente di “autodemolizione”. Questo problema, Paolo VI non lo fa presente nella sua Lettera Apostolica e neanche – da quel che mi risulta – in qualsiasi altro documento. Tuttavia, la questione mi preoccupa, poiché tale autodemolizione è un crimine. E se voglio conoscerne l’autore, devo domandarmi chi ci guadagna di più con esso. Ora, posto che il grande beneficiario del crimine è il comunismo, non posso rinunciare a domandarmi se non è questi – dietro ad agenti secondari – il supremo responsabile della “autodemolizione”.

Oggi vorrei offrire al lettore alcuni dati affinché si formi un giudizio al riguardo.
Questi dati che vengono forniti studiando la politica seguita dal comunismo nei rapporti con la Chiesa russa (correntemente chiamata “ortodossa”), alla quale apparteneva la grande maggioranza dei russi nel 1917, quando i comunisti salirono al potere.
Il grande pubblico – perlomeno in Occidente – possiede di questa politica un’idea semplicista e falsa: in questo mezzo secolo di dominazione, il comunismo di volta in volta scaglia una persecuzione brutale contro la chiesa russa. Ad ogni persecuzione, diminuisce il numero dei gerarchi e dei fedeli; negli intervalli tra l'una e l’altra persecuzione, la chiesa russa cerca di cicatrizzare le sue piaghe. Ma il tempo non le è sufficiente, perché subito sopravviene un’altra carneficina. Così, di aggressione in aggressione, della chiesa detta “ortodossa” rimangono soltanto tristi brandelli in via di sparizione totale.
In realtà, il quadro è ben altro; ed è quel che cercherò di esporre in linee molto generali.

È ben vero che il comunismo iniziò con un attacco brutale a tutte le religioni in Russia, tra le quali non solo alla Religione Cattolica - tanto fiorente nell’Ucraina e in altre regioni di quel paese - come pure alla religione “ortodossa”. In seguito, sino all’anno 1939, ne seguirono altre.
Ma, se pensiamo solo a quest’ultima, le persecuzioni non furono unicamente atti di violenza. Esse comportarono l’impiego su larga scala, dei più raffinati metodi di lavaggio del cervello collettivo.
Questo fu il primo periodo della lotta anti-religiosa nella Russia sovietica. Essa sfociò in un incontestabile fallimento. Perseguitati, divisi, disorientati da certi gerarchi vilmente traditori, gli “ortodossi” continuarono fermamente fedeli alle loro convinzioni religiose.
La persecuzione assunse allora un altro aspetto. Il governo comunista cercò di distruggere la chiesa russa, non più da fuori a dentro bensì dall'interno al di fuori. Per questo, le diede una relativa libertà e le permise di riorganizzarsi. Ma, in compenso, impose diverse condizioni. Tra queste, la più caratteristica consistette nel fatto che i gerarchi “ortodossi” fossero uomini di fiducia degli atei del Cremlino. Ciò equivalse, per la chiesa russa, all’accettazione di un patto: il comunismo rinuncerebbe per quel momento a decimare le pecore, a condizione che tutti i pastori fossero dei lupi scelti da lupi.
Nulla di meglio per disorientare, scoraggiare ed abbattere sino in fondo i fedeli, e così putrefare la chiesa "ortodossa", per quei giorni. Ed anche nient'altro di meglio per preparare il loro sterminio in un domani.
In genere, la putrefazione è un processo graduale. Così, il colpo finale contro la chiesa “ortodossa” veniva un po' rimandato. – Come trarne profitto per il comunismo, finché durasse questa triste sopravvivenza? – Ecco la domanda obbligatoria per ogni vero comunista, secondo il quale tutto ciò che esiste deve essere posto al servizio della “causa del proletariato”.

I vantaggi che il Cremlino seppe ottenere da questo corpo in deterioramento furono semplicemente spaventosi. Infatti, la chiesa “ortodossa” sottoposta al Cremlino:
a) servì da prezioso appoggio a Stalin nella resistenza contro l’invasione tedesca;
b) cessata la guerra, si addossò di rifare tra i suoi milioni di fedeli la popolarità del regime comunista, che non era mai stata grande, e che nel corso del tempo si logorava pericolosamente;
c) indusse le chiese “ortodosse” dei paesi conquistati dopo la guerra, a sostenere gli invasori sovietici, consolidando così l’immenso impero coloniale russo in Europa;
d) si presta a svolgere un'attiva propaganda russa presso alle chiese “ortodosse” della Grecia, Turchia, Asia Minore ed Africa, nonché in mezzo alle chiese “ortodosse” russe formate dagli esiliati dispersi in tutto il mondo;
e) per mezzo del movimento ecumenico, si avvicina alla Chiesa Cattolica  ed alle sette protestanti, destando in esse la speranza di un “modus vivendi” con il comunismo, nel caso in cui esso vinca. E, in questo modo, ammortisce l’offensiva anticomunista dell’Occidente.
Questo periodo, che potremmo chiamare di marciume e sfruttamento della religione “ortodossa”, si è protratto dal 1939 ai nostri oggi. 
Questi sono i grandi lineamenti generali della triste storia della chiesa “ortodossa cremliniana” sotto il regime comunista. Prendendone conoscenza, il lettore cattolico avrà già intravisto quante lezioni gli impartisce ciò che è accaduto nel giardino del vicino “ortodosso”.
- Come avvennero concretamente i fatti ad ogni fase? - Lo vedremo  in un altro articolo.

Qualche lettore troverà strano che io scriva sempre “ortodosso” tra virgolette. Lungi da me farlo per punzecchiare o aggredire. Il fatto è che, come cattolico, a rigor di logica non posso riconoscere come ortodossa (giacché ortodosso, in greco, significa una retta opinione) nient'altro che la Chiesa Cattolica Apostolica Romana. È pur vero che l’abitudine ha portato tanti cattolici a dispensare le virgolette come inutili, perché si intende come ovvio che un cattolico non può accettare come veramente ortodossa una chiesa separata da Roma.  Tuttavia, in questi tempi di ecumenismo delirante, mi sembra perfettamente legittimo che sia i cattolici leali alla fede sia gli “ortodossi” coerenti vogliano evitare qualsiasi confusione; e per questo motivo adottino precauzioni eccezionali. (*)

- E “cremliniana”? Perché uso questo neologismo? - Molto semplicemente perché  la realtà dei fatti esige che si dica - e lo affermo con tanta allegria - che una buona frazione degli “ortodossi” russi e non russi rifiuta qualsiasi comunione con i leccapiedi mitrati che il Cremlino ha messo a capo dell'imitazione di Chiesa e di Gerarchia, che a Mosca funziona sotto gli auspici dello Stato ateo.
Gli “ortodossi” anticremliniani – gerarchi e laici che soffrono persecuzioni e pressioni di ogni sorta - si mantengono irriducibili nel considerare i “cremliani” come dei cupi buffoni. La nobile fermezza di quegli “ortodossi” merita un caloroso applauso, che ogni vero cattolico gli fa volentieri.  [continua]

Plinio Corrêa de Oliveira

Folha de S. Paulo, 25 luglio 1971 - titolo originale "Lições no jardim do vizinho".

Traduzione a cura di Umberto Braccesi

(I grassetti sono nostri)

(*) L’unico diamante autentico

"Parliamo dell’infiltrazione del comunismo nelle diverse Chiese. È indispensabile prender nota del fatto che tale infiltrazione costituisce un gravissimo pericolo per il mondo, specialmente perché realizzata nella santa Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana. Infatti essa non è soltanto una specie del genere “Chiese”. È l’unica Chiesa viva e vera del Dio vivo e vero, è l’unica Sposa di Nostro Signore Gesù Cristo, che non sta alle altre Chiese come un diamante più grande e più splendente sta a diamanti più piccoli e meno splendenti; ma come l’unico diamante autentico sta a imitazioni in vetro...".
("Rivoluzione e Contro-Rivoluzione", Parte III, Cap. II, 1, Nota 6)


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