mercoledì 28 febbraio 2018

(V) "Ortodossi" tra virgolette e comunismo camaleontico

Il "patriarca" Sergio: sostenere Stalin 
Ed ecco la crociata (?!) dei... senza Dio, contro i neopagani nazisti
Era stata trovata la formula per portare la “Chiesa Ortodossa” al degrado e, infine alla ignominia totale.

Difatti, le compressioni e decompressioni suscitavano nella gerarchia della C.O. [Chiesa Ortodossa] riflessi contrapposti che, tutti e quanti, conducevano alla capitolazione ed alla collaborazione. Le persecuzioni schiacciavano per mezzo del panico. Di conseguenza, le concessioni avevano tutta la forza di seduzione del pervertimento.
Per ottenere la sicurezza e il pane, i Vescovi - ben diversi dagli antichi martiri - si sottomettevano a qualsiasi cosa.
Lo stesso sistema di compressioni e decompressioni passo dopo passo trasformava il popolo “ortodosso” mediante l’applicazione del binomio “paura-simpatia”, che ebbi l’occasione di analizzare in un saggio  (“Trasbordo Ideologico  Inavvertito e Dialogo”, edizioni Il Giglio, Napoli 2012). Ad ogni razzia di violenze e di propaganda atea, la grande massa degli “ortodossi”, depressa dalla paura e spossata dall’impressione - peraltro falsa - della sua impotenza, ormai non sapeva più cosa fare. E così, la distensione  susseguente alle “razzie” sembrava, agli occhi dei poveri perseguitati, un inatteso soffio di simpatia, un atto di pretta liberalità. Ma quella “simpatia” e quella “liberalità”, dosate con oculatezza machiavellica, suscitavano, a loro volta, un dubbio nell'animo dei seguaci della C.O.: ma saranno così cattivi questi comunisti? Non vi sarebbe un modo di entrare in accordo con loro? Questa domanda divideva le basi della C.O., risultandone controversie tra i “duri” e i “molli”, seguite da crescenti divisioni e rappresaglie, negli ambienti religiosi. In questo modo, il binomio paura-simpatia divideva e strangolava la C.O. con le sue due braccia di ferro. Un braccio spaventava e così facendo produceva apostati; poiché i simpatizzanti si trasferirono, in gran numero, al campo dei vescovi venduti al comunismo. I pochi “irreducibili” invece avevano come sola via d'uscita, immergersi nelle ombre della “Chiesa del Silenzio”.
Come simbolo dell’accelerazione del processo di degrado, ritengo che nessun'altro sarebbe più adeguato del “water shoot” [rampa d'acqua], perché la velocità con cui gli uomini e le istituzioni si degradano, accelera proprio come un corpo messo nella conosciuta rampa di sport acquatico.

Difatti, il Sinedrio ottenne da Giuda Iscariota che vendesse Nostro Signore Gesù Cristo. Esso tuttavia non portò le sue esigenze al punto di imporre al traditore che collaborasse con gli aguzzini nel deicidio. Prima della Rivoluzione Comunista russa, il mondo pensava che non sarebbe stato possibile andare più lontano - nelle vie dell’odio e della viltà - che il Sinedrio. I sovietici si incaricarono di smentire questa illusione, circa due mila anni dopo Gesù Cristo. Essi seppero porre a servizio dell’installazione e rafforzamento del comunismo, un'intera corte di Vescovi in preda al panico e venduti. Vescovi della C.O., è vero, e non della Chiesa Cattolica. Ma, in ogni caso, Vescovi autentici, che si danno il titolo di successori degli Apostoli.

Lenin era morto nel 1924. Nel 1928 Stalin applicava il suo primo piano quinquennale. Ne faceva parte una riforma agraria radicale, che confiscò le terre a un incalcolabile numero di piccoli proprietari. Come è naturale, lo scontento si sparse per tutta la Russia. Furono aperti, allora, campi di concentramento nei quali gli scontenti furono deportati a milioni.
Allo stesso tempo, si abbatté una gigantesca persecuzione su tutte le Chiese esistenti in Russia. Il movimento dei senza Dio arrivò dunque al suo auge. La parte del clero, dei religiosi e dei laici che ricalcitrava al comunismo, fu perseguitata con una violenza senza precedenti.  Questo regime di terrore durò sino al 1936. Quell’anno marca l’inizio - ancora esitante e timido - del periodo di “pace” religiosa e del degrado definitivo della C.O.
Dopo questa assoluta e suprema bastonatura, Stalin iniziò ad allentare la persecuzione. Nel 1939 essa cessò completamente. Nel 1940, il governo comunista iniziò ad attenuare la propaganda dei senza Dio.
Come si può immaginare, le simpatie verso il comunismo crebbero molto, alla vista di questa inaspettata  e “generosa” distensione.

Un nuovo fatto venne a migliorare ulteriormente i rapporti tra i vescovi collaborazionisti e il regime comunista. Nel 1941, le truppe naziste invasero la Russia. Quindi, l’alta gerarchia della C.O. conclamò il popolo a combattere dalla parte dei comunisti. Il clero “ortodosso” si mise a raccogliere donazioni per la resistenza, e questi furono talmente abbondanti da pagare l'equipaggiamento della famosa colonna “Dimitri-Donski”. La collaborazione della C.O. consisteva nell'armare una vera crociata a favore dei senza Dio, contro i neopagani della croce svastica. Un'ottima occasione per i vescovi di cercare una definitiva riconciliazione con Stalin! 
Per arrivare a questa riconciliazione - a questo tradimento - la menzogna era uno strumento adeguato e naturale. Il metropolita Sergio, occupante temporaneo del “trono patriarcale” di Mosca, fece diffondere un libro, “La Verità sulla Religione in Russia”, nel quale egli sosteneva,  in modo scialbo, che nella Russia comunista non ci era mai stata una persecuzione religiosa!
Come prevedibile, Sergio aggiungeva che la sua Chiesa esigeva una lealtà assoluta del popolo al comunismo. Il che implicava la chiusura di tutte le porte agli anticomunisti. Così, Sergio e tutta la gerarchia della C.O. (tranne la “Chiesa del Silenzio”) servivano da strumento al governo comunista per sferzare contro i suoi avversari, una persecuzione di un altro genere. Non era più la persecuzione attuata dallo Stato, poliziesca, burocratica, brutale e, allo stesso tempo, indolente, bensì la persecuzione fatta dalla stessa C.O., con le armi religiose, cioè, la persecuzione teologica, raffinata, risparmiando i corpi ma calpestando le coscienze.
Le cose erano arrivate al punto desiderato dal comunismo. A partire dalla grande distensione del 1939, la C.O. andava totalmente venduta. Infatti, essa collaborava con il comunismo sollevando una “crociata” che fulminava “scomuniche” contro gli anticomunisti.Da quel momento in poi, la C.O. cominciò ad essere un mero dipartimento di propaganda dei comunisti dentro e fuori della Russia. Fuori della Russia, dico, perché le circostanze erano cambiate. Stalin aveva deciso di trasporre al piano internazionale il gioco di compressione e decompressione - in altri termini, il binomio paura-simpatia - che così tanto gli era servito in Russia. A questo scopo, da un lato si basò sulla paura, svolgendo gradualmente, in Occidente, una propaganda che giungerebbe al suo culmine con il panico dell’aggressione atomica.

Cosa vi piacciono di più: i sorrisi o... i nostri missili a Cuba?
Dall’altro lato, sfruttò il fattore simpatia, utilizzando, per questo effetto, gruppetti pro-comunisti composti da cattolici, protestanti e scismatici, che iniziarono a pullulare ed a diffondere metastasi in tutto il mondo. Sul piano della simpatia, si trattava di convincere il maggior numero possibile di persone di ogni religione, che il comunismo non era lo spauracchio che si immaginavano.
Il primo passo per questa mistificazione fu un episodio buffo, cioè, l’elezione, nel 1943, di un “patriarca” per Mosca. Come era naturale, fu eletto Sergio, l'asservito. Questo fatto simboleggiò la totale normalizzazione dei rapporti tra la C.O. e il Cremlino. Affascinate dalle comodità di questo “modus vivendi” le chiesette greco-scismatiche di tutti i paesi satelliti cominciarono a gravitare nell’orbita di Mosca, sostenendo l’installazione del comunismo nei paesi recentemente conquistati. Era un primo risultato fuori dalla Russia.
Sarebbero avvenuti altri? Vent'anni di lavoro metodico lo dimostrarono. Una lunga azione pubblicitaria, fatta di vigliacche omissioni, false verità e  “bluff”, riuscì a diluire in ampi ambienti dell’opinione occidentale, il ricordo dell’epoca nera dei senza Dio e delle persecuzioni religiose.
Visitando una fattoria nordamericana 

(Ridete, ridete, intanto vi auguro la stessa fine...)

I leader sovietici post-staliniani intrapresero un'intera campagna pubblicitaria per creare l’illusione che “qualcosa era cambiato” in Russia, e che i nuovi occupanti del Cremlino erano dei “camerati” sorridenti e pacifici. Il contrasto tra Stalin, il terribile, e Kruchev, il barzellettista bonaccione, simboleggiava bene quel “disgelo”. La “destalinizzazione” colmava il mondo di brezze primaverili.
Con questo fondo di quadro, era facile far credere che l’era delle persecuzioni religiose fosse cessata in Russia. E da questo a stringere la mano che la C.O. di Sergio stendeva, era un solo passo. Questo passo, tanta gente intelligente, colta, sperimentata e influente del Mondo libero ha voluto farlo.
Nel 1962 si riunì in San Pietro a Roma, il Concilio più numeroso della Storia. Per il quale Giovanni XXIII invitò gli osservatori di tutti i culti, tra cui quelli della C.O. pro comunista.


Condizione degli "ortodossi" per accettare l'invito al Concilio Vaticano II:

proibito qualsiasi attacco al comunismo

Come si constatò ampiamente in quell'occasione, la condizione imposta dalla C.O. per degnarsi di accettare l’invito, era che nell'Aula Conciliare fosse proibito qualsiasi attacco al comunismo, e che il Concilio Vaticano II si astenesse di dire contro questo qualsiasi parola.
Non ho prove concrete che questa imposizione sia stata formulata. Ma il fatto è che, nei confronti del comunismo, tutto è capitato così… [fine]

Plinio Corrêa de Oliveira

(“Folha de S. Paulo” 3-10-1971 - Titolo originale "A I.O. no "water shoot" ")

Traduzione a cura di Umberto Braccesi
(I grassetti sono nostri)



E oggi c'è Putin, coerente con
i successori dei vescovi post-staliniani...

...ed è perciò che, sempre coerente, ribadisce:

A me piaceva molto e continuano a piacermi le idee socialiste e comuniste.Voi sapete che io sono stato membro del Partito comunista della Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. E non soltanto sono stato membro del partito, ma ho lavorato per quasi 20 anni per l’organizzazione conosciuta come Comitato per la Sicurezza dello Stato” [il nome per esteso della KGB, la polizia politica ndr.]. ...il mio tesserino è ben custodito in un certo posto”.

Presidente Vladimir Putin durante il 1° Forum Interregionale del Fronte del Popolo di Tutte le Russie, a Stavropol [26/01/2016]






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